L’idea alla base di Incarnate non è poi così originale, ma la sua realizzazione si distingue da altri tentativi simili per la possibilità di mettere insieme diverse soluzioni in un unico passaggio: si tratta di recuperare e riutilizzare la stessa immagine come avatar del profilo su tutti i servizi web cui si è iscritti — quanto già predisposto da Gravatar con le e-mail.
Il valore aggiunto di Incarnate sta proprio in questo: Gravatar viene «considerato come un altro provider» (cit.) e le immagini associate tramite il servizio possono essere selezionate scegliendo d’inserire un indirizzo e-mail al posto di un nickname come query nel form di Incarnate. Il funzionamento è simile alla feature Sync Avatars del pannello di HootSuite.
Incarnate – che è un servizio della piattaforma MIX Online di Microsoft, basato su Windows Azure – è molto più utile a content provider e web designer in genere che non agli utenti finali, perché grazie alle API per JSON e JSON-P consente di automatizzare le sue funzioni — magari in fase di registrazione. Un buon modo di preservare la propria identità online.
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